Il “take profit” o “stop profit” è l’obiettivo di prezzo che assegnamo all’operazione che stiamo per intraprendere, raggiunto il quale liquideremo la posizione con l’utile previsto.
Si tratta, dunque, di mettere uno stop al profitto, cioè di portare a casa la “pagnotta”.
Lo “stop loss” è il prezzo inferiore al nostro livello d’acquisto, che, se raggiunto ci farà chiudere necessariamente la nostra posizione con la perdita massima che ci eravamo proposti di accettare.
Si tratta pertanto di mettere uno stop alla perdita in corso perché sbagliare è umano, perseverare è diabolico!
Con questi due livelli fissiamo subito il guadagno e la perdita massima raggiungibile. Un piccolo accorgimento che ci consente di vivere sonni più tranquilli.
Ricordo che è possibile solo per gli strumenti derivati immettere tali valori nel sistema di contrattazioni di modo che la posizione si chiuda automaticamente al raggiungimento del prezzo.
Per le azioni, invece, dobbiamo noi monitorare l’andamento del mercato e controllare gli stop, al raggiungimento dei quali immetteremo l’ordine corrispondente.
Gli stop sia al rialzo che al ribasso si possono aggiornare quotidianamente con le analisi dei titoli corrispondenti. Ma occorre, come sempre, buon senso.
Se è vero che un vecchio detto di borsa è “taglia le perdite e lascia correre i profitti”, è pur vero che non bisogna farsi prendere dall’avarizia, difatti c’è un detto altrettanto famoso che dice “vendi, guadagna e pentiti”!
Questo significa che se si decide di alzare lo stop-profit perché l’azione sta facendo meglio di quanto ci si aspettava, è doveroso alzare anche lo stop-loss ad un livello su cui si chiude comunque in utile.
Vi assicuro che non c’è niente di più frustrante e demotivante che vedersi trasformare un utile in perdita!
Un mancato guadagno non è un dramma, ma una perdita se non controllata ci può anche mettere fuori mercato, o peggio, ripercuotersi sul bilancio familiare che MAI dovrebbe essere messo a rischio.
Ecco che lo stop-loss va scelto con cura ed in base alle seguenti regole:
- in termini monetari, al livello massimo psicologicamente accettabile come perdita
- in termini percentuali in base alla volatilità del titolo, cioè la sua variabilità.
Per fare un es. non si può mettere uno stop al 3% se normalmente il titolo subisce escursioni del 5% al giorno, pena la chiusura quasi certa dell’operazione in perdita. - in termini di prezzo in base a regole di analisi tecnica, come ad es. la rottura di un importante supporto
Comunque, anche nelle operazioni più rischiose, bisogna ricordarsi che la massima perdita accettabile non dovrebbe mai essere superiore al 50% del profitto che si tende realizzare.